CAPORETTO
L’Italia salvata dai ragazzi senza nome

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«Del loro sacrificio, della loro disperata resistenza è rimasta un’eco lontana, il ricordo affettuoso delle famiglie e niente più. Senza un nome, senza un riconoscimento, senza una menzione sono sprofondati nell’oblio della Storia».

«E all’improvviso tanti di coloro che erano scappati, tanti di coloro che avevano alzato le mani tornarono indietro per afferrare il fucile e combattere.»

La più grave sconfitta della storia italiana, che il sacrificio di migliaia e migliaia di ragazzi, spesso rimasti senza nome, non trasforma in una disfatta senza domani. L’epicentro di trenta mesi di guerra condotta con scarso criterio e inverecondo disprezzo della vita umana. Gl’intrighi della politica e della massoneria. Il governo ostaggio del comandante in capo, Cadorna, purtroppo l’uomo sbagliato, al momento sbagliato, nel posto sbagliato. (Le file di un chilometro davanti alle casupole dove esercitano le prostitute, sulla facciata il cartello«il coito sia breve»). Milioni e milioni di contadini, di operai, di artigiani, con scarsissimo addestramento e insufficiente armamento, scagliati contro gl’inestirpabili reticolati e le micidiali mitragliatrici austriaci; le decimazioni per quanti sono sospettati di non volersi fare ammazzare. Le famiglie che si svenano per comprare ai figli le«corrazzette», garantite impenetrabili dalla pubblicità : viceversa aumentano il numero delle vittime. Gli allarmi ignorati del controspionaggio sull’imminente offensiva; gli errori strategici di Badoglio, il principale responsabile fra i generali italiani. Così il 24 ottobre 1917 l’Italia è a un passo dalla resa, anticipata da quanti alzano le braccia, stanchi dei soprusi e del sangue versato. Tuttavia, nel momento più difficile scatta in tantissimi l’inconscio desiderio di non darla vinta al nemico storico. E’la salvezza dell’Italietta.

Sullo sfondo la storia di Alfio e di Ciccio arruolati nel maggio 1915. Ventidue anni il primo: alla vigilia della partenza consulta l’atlante per scoprire dove sia Trieste; la patente gli regala la possibilità di spassarsela nelle retrovie alla guida dei Fiat 15 e il cui primo compito, dopo la rotta, è di mettere in salvo le ragazze del casino di Cormons. Vent’anni il secondo, tutta la guerra in trincea da tenentino, il patto con la Madonna: tu non mi fai uccidere e io non ucciderò. All’indomani di Caporetto la gioia di Alfio, che confida nell’armistizio per tornare subito a casa; la disperazione di Ciccio per aver deluso la Patria.

I giorni dell’angoscia per bloccare i commandos del giovanissimo Rommel, la battaglia casa per casa di Udine, l’estrema resistenza sul Piave, la controversa sostituzione di Cadorna con Diaz, il salvataggio di Badoglio grazie agli incantesimi della massoneria. (Con il supporto delle divisioni anglo-francesi incomincia il consolidamento del fronte). Il costante logorio delle armate austro-tedesche consente all’Italia di respingere, nell’estate del 1918, l’estrema offensiva e di avviare il contrattacco risolutore. Il conflitto sconvolge gli equilibri europei, con la scomparsa dei tre Imperi, che l’avevano voluto, ma regala anche dieci invenzioni capaci di migliorare l’esistenza quotidiana. A noi darà pure nel 1959 la violentissima polemica fra Monicelli e Gadda, che accusa il regista di aver realizzato con La grande guerra un film in cui si ride di Caporetto. Invece su Caporetto si può soltanto piangere.




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